Cronachesorprese

5 Luglio 2008

Il massimo per chi crede

Filed under: ratzie stories — alessandro @

C’è una bella differenza tra questa richiesta e quest’altra, anche se l’oggetto è lo stesso e uguale sarà, credo, la risposta.
In questi giorni mi è capitato di ascoltare una persona che si lamentava di questa durezza della Chiesa.
Io non ho ribattuto. Non ribatto mai quando qualcuno mi rappresenta una sofferenza, o una presunta sofferenza, causata direttamente da una scelta della Chiesa o dall’azione di un uomo di Chiesa, perché mi dispiace davvero. Lascio sfogare. Intanto registro un bisogno enorme di sfogo contro la Chiesa. Un dato culturale e sociale che non riesco a spiegarmi. E naturalmente non mi bastano le spiegazioni di chi si sfoga, perché sono chiaramente, in larga parte, irrazionali. È uno strano groviglio quello che mi mettono davanti. Un groviglio affettivo, impastato di tante cose diverse.

Mentre gli altri si sfogano, penso alla mia situazione. Dal loro punto di vista anch’io dovrei o potrei essere arrabbiato. Io ho fatto delle scelte personali che non sono compatibili con quella “purezza” necessaria per accostarsi all’Eucarestia, ancora una volta richiamata da Ratzinger. Lo so, e lo accetto. Senza rabbia, senza polemica. Quasi quasi mi farebbe rabbia pensare che un domani le “regole” potrebbero cambiare. A me piace la chiarezza di queste disposizioni. Sono un punto fermo, so come regolarmi. Mi piace anche l’accento che Ratzinger ha messo sul desiderio che può salvare. Per me è straordinario, perché costringe a chiedersi a cosa si tiene davvero, in quell’insieme di cose che chiamiamo Cristianesimo. Chi in questi giorni si sfogava con me mi diceva: la mia amica Tizia è sempre stata fervente cattolica poi ha dovuto divorziare perchè il marito… (motivi validissimi, ragionevoli, umanamente accettabili) e si è ricostruita questa famiglia che è meravigliosa perché… (nessun motivo per non crederle). “E ora questa donna così credente e buona è limitata nella sua libertà, perché non può più fare la comunione e leggere le letture a messa e sedersi in prima fila. Per chi ci crede fare la comunione è il massimo, no?”

Sì. E no. Ma come faccio a spiegarlo? Come faccio a spiegare che qualsiasi forma, anche quella che sembra più santa, può diventare una trappola mortale?

Allora sorrido, e dico che io non sono mai stato sposato e quindi non sono neanche divorziato, ma non posso più fare la comunione. Quella stessa comunione che ho fatto più o meno fino ai trent’anni con partecipata convinzione. E probabilmente non potrò farla mai più, anche se porre limiti alla provvidenza e alla speranza è un peccato che non voglio commettere, quindi penso: sì è possibile, ma non molto probabile. E nonostante ciò, non mi sento segregato, emarginato, cristiano di serie B o cose simili. E addirittura sono contento che Ratzie abbia ribadito una verità così semplice e lineare. Lo trovo edificante, proprio per me, per la mia situazione.

Ora lo stupore e la domanda giusta, finalmente, balenano sul volto dell’interlocutore.

8 Comments »

  1. sono divorziata.
    però, quando vado a messa (non proprio raramente e sempre molto volentieri) mi siedo dove mi pare, certe volte anche in prima fila.
    talvolta faccio anche la comunione, ché andare a messa e non farla è come andare a cena dal tuo migliore amico e non toccare cibo.
    probabilmente sbaglio ma è evidente che, parafrasando i depeche mode, ho il “my own personal jesus”.

    e per me, che non mi sento né buona né cattiva, va bene così.
    :-)

    Comment di alga — 6 Luglio 2008 @

  2. nessuno è buono o cattivo, ognuno è fatto a modo suo. anche Jesus, che essendo Person e non personal, vorrebbe essere se stesso e non fare il cameriere delle idee che ognuno si fa di lui. credo che il cristianesimo sia cresciuto e abbia la storia che ha perché è un incontro di libertà. la libertà di Cristo e la libertà del cristiano. può sembrare un paradosso, ma le regole che a molti sembrano un oltraggio e un impedimento invincibile alla volontà di aderire al cristianesimo sono, in realtà, le garanzie della libertà di Cristo (o meglio: le garanzie che gli uomini non scambino le loro azioni con le sue), che ha scelto un tempo e un luogo per vivere da uomo e poi altri uomini e altri luoghi per continuare ad esserci. se non si parte da questo non si capisce più nulla, e Cristo diventa un’idea. anzi mille idee diverse, anzi miliardi di idee. cioè svanisce, diventa inutile, superfluo, una pianta ornamentale come le altre nel giardino della storia, lui che in realtà è il giardiniere. personalmente, per il mio “rapporto” con Cristo e non per l’ “idea” che ho di lui (che avrà qualcosa di giusto e qualcosa di sbagliato, come tutte le idee) preferisco non fare la comunione (le rare volte che vado a messa) e sedermi in ultima fila. per me è quasi confortante: per la storia che ho io è l’unico modo per preservare un rapporto vero e non sostituirlo con idee o impressioni personali.

    Comment di alessandro — 6 Luglio 2008 @

  3. Ma allora, se quello che dici è vero, il Cristianesimo è una cosa seria!

    (a parte che mi viene un po’ da piangere)

    Comment di galliolus (aka searcher) — 6 Luglio 2008 @

  4. non intendevo dire che jc non fosse una persona.
    parlavo del mio personale rapporto con lui, che credo sia fatto sostanzialmente di libertà, appunto.
    mi dispiace che la mia dichiarazione “da prima fila” sia stata letta come una mancanza di modestia.
    io penso che i rapporti personali siano fatti anche di idee personali.
    non per questo sono meno veri, o meno seri.
    e poi, ho la presunzione di affermare che non ho mai trattato nessuno da “cameriere delle mie idee”.
    tantomeno lui.

    Comment di alga — 6 Luglio 2008 @

  5. per me è naturale affermare di non essere cattolica, anche se culturalmente lo sono [e ne sono contenta], come tutti quelli nati e cresciuti in una certa area geografica.
    è che nessuno della mia famiglia ha mai seguito quelle regole e neanche io. è per questo che, dopo aver fatto una cosa chiamata comunione senza mai aver capito cosa fosse di preciso, ho detto basta sacramenti. non li capisco, non capisco un sacco di cose, non vado a messa di mia spontanea volontà e non ho mai, neanche a nove anni, creduto nelle cose elencate dal credo.
    non sono cattolica, semplicemente. e lo accetto, serenamente, senza rancori repressi. forse è per questo che spesso oggi mi trovo a difendere le posizioni della chiesa: perché da lontano le capisco e le accetto e non le trovo ingerenti.
    grazie per l’occasione preziosa di chiarire la sostanza di questo rapporto. non è mai facile e tu ci sei riuscito benissimo.
    un abbraccio da bergen :)

    Comment di estrellita — 6 Luglio 2008 @

  6. searcher: mi auguro che sia vero :-)

    alga: e io non intendevo criticare te o il tuo rapporto personale, ma il modello culturale che tu hai richiamato: quello del “my own personal jesus”, appunto. credo che non ti corrisponda, penso che altro nutrimento sia più adatto al tuo cuore :-) ma questa è, naturalmente, un’opinione personale.

    estrellita: grazie, è tanto che volevo scrivere qualcosa del genere. penso che questo post sia una bella pietra miliare. buon viaggio, vichinghi :-)

    Comment di Alessandro — 7 Luglio 2008 @

  7. Comunque, anche a me viene un po’ da piangere…

    Comment di Margherita — 8 Luglio 2008 @

  8. :-)

    Comment di alessandro — 8 Luglio 2008 @

RSS feed for comments on this post. TrackBack URI

Leave a comment


Powered by WordPress. Theme by H P Nadig