Cronachesorprese

26 Aprile 2008

Fischia il vento nel cervello

Filed under: cronache — alessandro @

Due anni fa parlavo del sentimento che ho verso il 25 aprile. Quest’anno avrei voluto partecipare per la prima volta nella mia vita alle celebrazioni, curioso dell’arrivo di Napolitano a Genova e favorito dall’avere due ore buche da riempire.
Alla fine mi sono attardato in altre cose e non sono andato. Meglio così, visto quello che è successo. Il mio desiderio e il mio diritto di partecipare sarebbero stati ancora una volta offesi e calpestati.

Riscrivere la storia? No, no, scherziamo? Basterebbe conoscerla. Certo non la cooscono gli imbecilli che ieri hanno fischiato il Cardinale Bagnasco all’arrivo a Palazzo Ducale. Non sanno, o non vogliono ricordare, o qualcuno ha fatto credere loro che non sia importante: ma la Chiesa genovese ha avuto un ruolo non secondario nella liberazione di Genova. E non parlo solo dei fedeli e dei tanti sacerdoti che si sono schierati con gli insorti, o dei parroci che permettevano ai partigiani di nascondere le armi in chiesa: anche la Curia e la gerarchia hanno fatto la loro parte. L’atto di resa è stato firmato a Villa Migone non per caso, ma perché era la residenza provvisoria del Cardinale Boetto, che in quei giorni sì è adoperato per avviare i contatti tra il Cln e il comando tedesco e, soprattutto, attraverso il suo vicario Giuseppe Siri ha condotto una pressante azione sugli occupanti per dissuaderli dal proposito di far saltare il porto lasciando la città. Siri era meno diplomatico di Boetto e pare che la sua “incursione” al comando tedesco sia stata tutt’altro che conciliante. I tedeschi avevano paura, e Siri non ha fatto nulla per tranquillizzarli.

E oggi il successore di Boetto e Siri viene fischiato durante le celebrazioni del 25 aprile. Perché? Chi lo sa. Fischia il vento nel cervello vuoto di qualcuno. Risuona bene il fischio nel vuoto di memoria e di coscienza storica. Vorrei chiedere agli imbecilli succitati se i partigiani scesi dalle montagne e arrivati in città hanno mai contestato l’arcivescovo di Genova. Vorrei chiedere ancora se i lavoratori del porto degli anni 60 e 70, che trovarono nel cardinale Siri un interlocutore prezioso, approverebbero il gesto di ieri. Vorrei chiedere loro, per cortesia e per carità di patria, di non riempirsi la bocca con i valori della Resistenza e del continuare la lotta. Perché se lotta ci deve essere, oggi, è proprio contro la loro imbecillità.

Quindi purtroppo occorre tornare a riflettere sul metodo delle celebrazioni. Gli editoriali sul tema fanno ormai parte delle liturgie giornalistiche di fine aprlie inizio maggio, ma qualcosa di buono esce sempre. Ad esempio il modo in cui Massimo Teodori sul Giornale del 24 ha ripreso la questione “antifascismo”: non mi dispiace, a cominciare dalla citazione di Croce.

aggiornamento del 28 aprile: Bagnasco minimizza.

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