Cronachesorprese

23 Aprile 2008

L'Uaar impari dai bambini

Filed under: cronache — alessandro @

D. è un bambino sveglio. Vede il Cardinale Bagnasco in visita alla sua scuola e gli viene una curiosità. Quando tocca a lui fare la domanda chiede: “Ma voi non potete sposarvi?” Alla mamma poi ha raccontato che non è riuscito a fare la seconda domanda che aveva in mente perché l’insegnante, per dare la parola un po’ a tutti, non ha permesso un secondo giro. Ma se avesse potuto D. avrebbe chiesto ancora a Bagnasco: “Ma se ti piace una come fai?”.

Trovo la curiosità di D. molto più laica del “caso” sollevato da alcuni genitori di suoi compagni di scuola che prima hanno cercato, senza successo, di impedire la visita del Cardinale alla scuola di Pieve Ligure e poi hanno chiesto che i loro figli non partecipassero e fossero impegnati in attività didattiche sostitutive nell’ora dedicata alla visita. Diciamo che loro stessi hanno perso l’occasione di imparare la laicità vera dai loro figli. D. si è rivolto al Cardinale da uomo a uomo, gli ha fatto domande di senso comune, gli ha dato del tu. Ha fatto un incontro con una personalità importante del territorio in cui vive. Se la visita fosse stata del Sindaco o del rappresentante di un’azienda sarebbe stato lo stesso. In orario scolastico, sì. Perché no? Qualificare una visita così come “atto di culto”, e chiamarla “illegale e anticostituzionale” è un’aberrazione a cui solo i talebani dell’Uaar possono dare credito. L’idea della scuola che traspare da queste posizioni è davvero meschina. Un posto chiuso e refrattario al mondo. Come non è (ma loro non lo sanno) un convento di clausura.

5 Comments »

  1. Mio Dio a che punti stiamo arrivando…

    Comment di nick — 23 Aprile 2008 @

  2. Sarà … ma stranamente dopo la prima domanda D. non ne ha potute fare altre.
    Non so se avete mai visto una vista pastorale ma di domande ce ne sono ben poche, spesso scelte. I discorsi del prelato di turno assomigliano ai comizi di un duce.
    Mi chiedo se sia talebana l’UAAR che vuole per lo meno risparmiare ai bambini un simile scempio della libertà di parola o i cattolici per i quali la libertà di parola sta nel affermare le loro verità possibilmente senza contraddittori e magari alle menti più giovani ed influenzabili possibile. Ma la risposta è piuttosto semplice: basta andare a vedere cosa fanno i veri talebani per rendersi conto che il proselitismo cattolico nelle scuole è la cosa che gli assomiglia di più, molto di più rispetto alla netta separazione laica o laicista che dir si voglia.
    Anche perché non mi sembra siano diffusi incontri con esponenti di altre religioni o portatori di altre filosofie. I conventi di clausura si basano proprio sull’isolamento ideologico ed è ancora la scuola filo-cattolica che gli assomiglia di più.
    Se gli studenti potessero effettivamente sperimentare diversi punti di vista non ci sarebbe niente di male ad includere anche quello cattolico ma se deve essere l’unico o quasi mi puzza di regime culturale.
    Infine c’è da considerare la differenza tra la scuola pubblica e privata. In una scuola privata pago per educare mio figlio come voglio, quindi può essere anche cattolica o buddista o miscredente. Quella pubblica deve mediare le esigenze di tutti e non è sbagliato pretendere che questioni eccessivamente opinabili come la religione ne restino fuori. Questo non impedisce che l’educazione religiosa possa essere svolta altrove.
    Comunque questo articolo è veramente pessimo, come altri che ho visto assolutamente indegno di stare in un posto che si (auto)definisce “città dei liberi”.

    Comment di ndwolfwood — 23 Aprile 2008 @

  3. ti ringrazio per il pessimo, detto da chi scrive le scempiaggini che hai scritto è un grande complimento.
    vedi, ti ringrazio per il tuo commento perché esemplifica bene la tristezza e l’angustia di un punto di vista, purtroppo, sempre più diffuso. ma non maggioritario, e mi auguro che non lo sia mai.
    piuttosto che visualizzare un vescovo sommerso dalle domande libere e spontanee dei bambini incuriositi, come è accaduto a pieve ligure, preferisci pensare a un “filtro” per le domande scomode. anche in un contesto così semplice. quelli come te si fanno il lavaggio del cervello da soli. per voi visita pastorale uguale comizio del duce e “scempio della libertà di parola”, non volete vedere altra possibilità.
    gli incontri con altre religioni, filosofie e culture non sono frequenti, è vero, e non ci sarebbe niente di male che lo fossero. sarebbe un arricchimento per tutti. ma un incontro segue la logica dell’incontro: se capita, si fa. è questa idea di “par condicio” applicata alla scuola che trovo meschina: impedire un incontro possibile solo perché altri sono meno possibili o impossibili. non è una buona scuola, non è una scuola aperta alla realtà, è una scuola che vorrebbe burocratizzare anche l’incontro. una scuola, davvero, poco laica.
    privata o pubblica, non fa alcuna differenza. quelli dell’uaar, e quelli che si riconoscono nella loro posizione triste e piena di risentimento, non capiscono che una visita di un cardinale non significa che “la religione entra a scuola”. non ci arrivano o fanno finta di non arrivarci, e sinceramente, in entrambi i casi, mi dispiace per loro.

    Comment di alessandro — 23 Aprile 2008 @

  4. A dir la verità mi aveva fatto arrabbiare la seconda parte del post, con la prima posso anche trovarmi d’accordo, anzi la parte “da uomo ad uomo” mi è piaciuta molto. Alla fine mi sono accorto di aver concluso troppo duramente ma non potevo correggere. Quindi mi scuso …. anche perché sono arrivato qui da tocque-ville e forse non avevo capito bene come funziona la cosa (l’ho scoperto l’altro ieri).
    Non voglio negare la libertà al vescovo di esprimere la sua opinione ma come tu ritieni che mi faccia il lavaggio del cervello da solo io penso lo stesso di te quando mitizzi l’incontro e demonizzi l’UAAR (il colmo con accuse che sarebbe molto più adatte se rivolte ai cattolici-sti).
    Conosco il caso in questione solo indirettamente ma ne ho visti alcuni esempi e le modalità con cui si svolgono sono molto discutibili.
    Forse questi incontri non sono così “educativi” come si vuol far passare e forse l’UAAR ha delle buone ragioni, dettate dalla situazione, per comportarsi come si comporta.
    Non ho mai parlato di par-condicio ma quando la parola viene concessa, de facto, solo ad una fazione la cosa mi puzza parecchio.
    Anche perché altri incontri non sono affatto “meno possibili o impossibili”: c’è una grande disponibilità in tal senso. Ad esempio il preside di quella scuola, viste le proteste (dei genitori!), avrebbe potuto decidere per un incontro anche con l’UAAR. Oppure l’istruzione coincide con l’imposizione dell’opinione della maggioranza?
    Però m’immagino cosa sarebbe successo nel caso di un incontro con un esponente dell’UAAR, anche lui ha diritto alle sue opinioni e professori e genitori miscredenti non mancano di certo, ma è realmente possibile?
    Mi fanno ridere coloro che criticano la reazione dell’UAAR e poi farebbero ben di peggio se le parti fossero invertite. Forse non sei tu ma sarebbero certamente tanti.
    Ok, mettiamola così, vorrei vedere la tua reazione all’incontro di una scolaresca con un comunista che in pratica fa propaganda, in un mondo nel quale questi incontri sono molto frequenti e sovrastano tutti gli altri; i quali non sono vietati o impossibili ma semplicemente non si fanno perché osteggiati dalla maggioranza. Non so tu ma io, nella più totale impossibilità di fronteggiare la situazione, se trovassi un mezzo per arginarla lo userei. Sono disposto a difendere il diritto di chiunque a dire quello che vuole … a patto che anche lui mi riconosca tale diritto e me lo faccia usare!

    Comment di ndwolfwood — 23 Aprile 2008 @

  5. forse la mia opinione non conta molto (molti cattolici non sarebbero d’accordo con me, immagino), però guarda che io non avrei proprio niente in contrario a invitare un “comunista così” (detta alla mario brega) a fare una testimonianza in una scuola. o anche uno dell’uaar. però il comunista e l'”uaariano” dovrebbero chiedersi, sinceramente, che cosa hanno da comunicare in una scuola di primo grado. un grande religioso nonché grande educatore, di cui non voglio fare il nome, diceva che la verità di un messaggio si capisce da quanto è comunicabile a un bambino. è un banco di prova non da poco. io sarei molto curioso di vedere. se fossi un genitore e la scuola proponesse un incontro del genere io non avrei nessuna difficoltà.

    detto questo, penso che il tuo (non solo tuo) sia un errore di prospettiva. tu ipotizzi una sudditanza culturale dove c’è solo familiarità ed esperienza di popolo. è questo il “de facto” che molti oggi non accettano perché non hanno più gli enzimi per digerirlo. è un bell’impoverimento. questi comitati di genitori imbufaliti che perdono tempo e salute a fare esposti al provveditore per un presepe traballante nel corridoio di una scuola elementare pubblica mi fanno davvero pena.

    io non mitizzo l’incontro di pieve ligure. riferisco quello che mi è stato raccontato da chi era presente e che ho letto sui giornali. certo discutendone può sembrare che sia stato chissà cosa, mentre è stato un normale incontro di un religioso con dei ragazzi, una cosa che dovrebbe essere pacifica per tutto il mondo civile.

    e non demonizzo quelli dell’uaar. li ritengo anzi tra i migliori comici in circolazione.

    Comment di alessandro — 23 Aprile 2008 @

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