Cronachesorprese

25 Febbraio 2008

Aborto: correggetemi se sbaglio

Filed under: cronache — alessandro @

Allora, mi sembra di poter sintetizzare lo stato dell’attuale dibattito in questi pochi punti.

1 – Non esiste nessun attacco diretto o indiretto alla 194 da parte dei cattolici o delle gerarchie ecclesiastiche. Nonostante ciò per tutta la campagna elettorale, con punte di alta insopportabilità intorno all’otto marzo, si leverà sempre più alto il chiasso sulle offensive clericali sul corpo della donna, e molti saranno sinceramente convinti che la Chiesa abbia avviato un’azione specifica su questo tema da qualche anno a questa parte, mentre la posizione della Chiesa è sempre la stessa (bella questa espressione di Monsignor Sgreccia: considerare l’aborto una faccenda privata “è uno sfrondone”): sono i termini della questione che cambiano, come è logico, con il tempo e i progressi della medicina. Ed è anche logico, e augurabile, che i progressi riducano le occasioni e la necessità di ricorrere all’aborto, e non le aumentino.

2 – Esiste un attacco ad alcuni punti qualificanti della 194 da parte di radicali, sinistra più o meno dura e pura, una parte dell’ordine dei medici che ha cercato un pretesto per parlare a nome di tutti i medici, strumentalizzando un’occasione ufficiale. Gli aspetti della 194 maggiormente sotto attacco sono il diritto all’obiezione di coscienza e l’obbligo ad abortire soltanto in strutture ospedaliere, anche quando saranno disponibili farmaci che creano l’aspettativa non fondata di evitare l’ospedalizzazione.

3 – Un altro aspetto della legge è applicato da sempre in modo discutibile ed è la tutela della salute fisica e psichica della donna, ma non se ne può parlare se no si viene accusati di attaccare la 194. Se si andasse davvero ad analizzare cosa succede negli ospedali si scoprirebbe probabilmente che sono molte le interruzioni di gravidanza praticate dopo i novanta giorni con criteri “larghi”, come ammesso pubblicamente da Silvio Viale. Allora torno a domandarmi chi è che sta davvero attaccando, e non da oggi, la 194. Sono anni che faccio questa domanda e nessuno mi dà risposte soddisfacenti. Forse a trent’anni dal referendum si verificherà questo paradosso: i cattolici a difendere l’impianto della legge, altri a demolirlo al grido di “ci vogliono togliere la 194”. Barrare la casella corrispondente con una crocetta: chi sarà chiamato oscurantista e chi progressista?

4 – Si tace su ciò che succcede da trent’anni negli ospedali ma si dà ampio risalto ad alcuni fatti spiacevoli successi negli ultimi mesi per far credere che esista un attacco subdolo e incrociato alla possibilità di ricorrere tout court all’interruzione di gravidanza.
Ferrara purtroppo fa gioco a chi vuole presentare i fatti così: nella sua personale campagna per una moratoria sull’aborto mischia ottime domande a provocazioni e argomentazioni risibili, violente e gratuite, che non aiutano ad affrontare razionalmente la questione. Sinceramente preferirei che tornasse a fare il giornalista a tempo pieno, cosa che sa fare bene e che non gli impedirebbe di occuparsi anche di questioni etiche.
Però sono convinto che parlare della realtà dell’aborto (che è l’uccisione di un uomo), come sta facendo Ferrara, non equivalga a bollare le donne che lo praticano come assassine. L’aborto è configurato dalla legge come legittima difesa: esiste l’eccesso anche in questo, ma è diverso dall’eccesso di un omicida. Io credo che un paese maturo e non oscurantista possa accettare che si parli dell’aborto per quello che è. Voglio la libertà di parlarne e non voglio bollare nessuno con marchi di infamia. Abbiamo bisogno di discrezione e sensibilità, ma anche di passione per la verità.

5 – Binetti ha parlato di obiettivo zero aborti ed è stata chiamata utopista integralista. All’integralista c’è abituata, all’utopista un po’ meno, ma non so quale delle due etichette sia più offensiva. La senatrice ragiona e ragiona bene, l’ha dimostrato in più di una occasione. Sui fatti di Napoli ad esempio ha criticato il comportamento della polizia: se la parola integralista ha un senso univoco (ho i miei dubbi in proposito), lei non lo è. Ad ogni modo è comodo bollare la sua posizione come utopica: permette di sdoganare altre posizioni né utopiche né accettabili, oserei dire oscurantiste, che tendono a negare umanità al concepito (e, come detto, ad andare contro la 194). Con queste posizioni è davvero difficile entrare in dialogo; con altre, come quella del sindaco di Genova Marta Vincenzi, forse è possibile, anche se non condivido l’idea che il feto sia “soltanto” una cosa sola con la madre. Naturalmente la madre non è solo un contenitore, ma il concepito non è soltanto un contenuto. Ammesso che il traguardo indicato dalla Binetti sia irreale e utopico, purtroppo non è irreale e utopica l’ispirazione eugenista di tante prassi sanitarie ed esortazioni più o meno pressanti a non portare a termine gravidanze che poi saranno “pesi per la società”. Allora, rischio per rischio, preferisco l’utopia binettiana.

Aggiiornamento del 27 febbraio

Radiowaves replica a questo post, io controreplico nei commenti.

24 Febbraio 2008

White blob ovvero una lenta cremosità

Filed under: chiedici le parole,lo spettatore indigente — alessandro @

Questo è un post in Catalano mood, scritto stasera inquantoché sono stato a Torino per barcampeggiare e ho visto l’alga che mi ha dato Motosega che aveva preso anche per me durante l’ultima performance del vate.
È l’ora che i vati piemontesi calino di quando in quando a Genova, con quella faccia un po’ così va bene uguale, anzi. E questo valga come invito informale al vate a performeggiare un po’ anche all’ombra della Lanterna.

White blob ovvero una lenta cremosità

Odio quelli che mettono
la panna ovunque
“così i piatti vengono più cremosi”

Odio quelli che escono
dal cinema e dicono subito agli amici o a chiunque
“il film era bello ma un po’ lento”

Il film sono belli o brutti.
Lenti o frenetici, non importa.
I piatti sono buoni o cattivi.
Cremosi o sassosi, non rileva.

Lento e cremoso sono un concetto
unico a ben vedere ancorché di segno opposto
nella testa di chi li usa
(perché intendono film lento non buono, piatto cremoso buono)

e il concetto unico è
che chi dice film lento piatto cremoso
capisce un cazzo di cucina
capisce un cazzo di cinema

Allora io in treno cullato da un morbido vagone
di prima declassata
cremoso non lo so, lento di sicuro
mi sono appisolato
e ho sognato un ristorante
di lusso, non declassato
con un grande schermo sulla parete
che faceva vedere i film del momento
non lenti ma cremosi
come scusa ma
ti chiamo amore manuale
d’amore uno e due e
notte prima degli esami e
uno e due e questa
notte è ancora nostra

e gli avventori deliziati
a sbafare piatti cremosi
tipo maccheroni allo scorfano cremoso
e godere i film
non lenti ma cremosi
con gli attori cremosi
vaporidis sopra tutti

ma a un certo punto svapora
vaporidis e compare
un grandissimo blob
come nel film blob che è poi nella sigla
di blob di raitre

solo che
questo blob è bianco
e con tutta probabilità cremoso
e lento ancorché inesorabilmente
inarrestabile
ed esce dallo schermo e invade
il ristorante e tutti
pietrificati dicono: “è lento”
però vedi
com’è avvincente uguale
vedi com’è avvincente
che non riesci più a muoverti dalla sedia

Tu e il tuo scorfano, ormai
una sola cremosa
cosa.

23 Febbraio 2008

TorinoBarcamp2008 in progress

Filed under: barcamp — alessandro @

Pensavo che sarei stato uno degli ultimi a iscrivermi e invece, scorrendo la lista, vedo un bel po’ di nomi dopo il mio, quasi ottanta. Oltre 240 iscritti.
Cosa seguirò? Come al solito dipende da come saranno calendarizzati gli interventi, però a occhio la mia preferenza andrà su:
Mafe che parla di brand e amicizie
Simone Morgagni che sproloquia semiosicamente sugli I-Phone
Vittorio Di Tommaso e Sacha Monotti, che non conosco ma che parlano di passaparola online e conversazioni come mercati (o mercati come conversazioni?), argomento a dir poco entusiasmante
Tambu che parla di Photowalk (questo spot lo devo fare se no mi semina in autogrill, perché penso che gli chiederò un passaggio…)
– Ascolterei anche Pasteris su blog e informazione, ma non dico nulla adesso se no fa come a Roma l’anno scorso :-P
Daniele Alberti (mai visto anche lui) che parla di comunicazione video su internet
Luca Mascaro che sperimenta il design partecipativo lì per lì :-)
Nicola Mattina che parla, incredibile, di cittadini digitali però dovrei usare un altro nome e insomma come faccio a dirlo? ;-)

Se già riuscissi a seguire questi sarei strafelice, anche se non sono certo gli unici che mi interessano.

Questo post è stato scritto mercoledì 20 alle 23 ed è programmato per autopubblicarsi (come faccio spesso per i fine settimana, che vi credete, che sto sempre attaccato al computer? :-) ) alle 10 di sabato 23, ora di inizio del Barcamp. Qualche aggiornamento in real time su Twitter, che non uso da secoli però ogni tanto viene bene.

22 Febbraio 2008

Domande del secolo, busta 2

Filed under: semiminime — alessandro @

Angelina Jolie sviene in aereo. È incinta, può capitare. Ma ci sarà mai nel futuro un posto, una civlità, un consesso civile in cui fatti come questo non saranno notizie?

21 Febbraio 2008

Lo spammer è un fascista

Filed under: il viandante digitale — alessandro @

spammerIl mio fido Akismet ha tagliato da una ventina di giorni il traguardo dei 100.000 messaggi di spam intercettati. Dovrei essere contento di un servizio così efficiente, che si lascia sfuggire solo uno o due messaggi al giorno che finiscono regolarmente in coda di moderazione e quindi non vengono mai pubblicati. Il contrario (messaggi buoni che vengono erroneamente classificati come spam) non accade quasi mai: è successo una volta sola in un anno.

Dovrei essere contento, e lo sono. Però tutte le volte che cancello i messaggi dal filtro mi viene rabbia. Quanto spreco di banda e spazio disco, penso, oltre che di tempo e risorse: il costo di tutti gli addetti ai filtri nelle aziende, il tempo che un lavoratore impiega a ripulire la sua casella di posta, e così via. Quanto sprezzo violento e ignorante per la rete e gli utenti della rete. Gli spammer hanno in testa un target ripugnante, probabilmente fatto a loro immagine e somiglianza. La rete per loro esiste in quanto esistono i giochi d’azzardo online, i drogati di rimedi farmacologici all’impotenza e di integratori di dubbia provenienza, i cercatori compulsivi di pornografia. Tre generi che obiettivamente in rete vanno forte e che potrebbero essere cercati anche da punti di vista diversi dalle poche etichette con le quali lo spammer li vuole rappresentare.

Qualche tempo fa ho letto un commento di Maurizio Maggiani sul Secolo XIX sui graffitari, i cosiddetti writer. Chiamava fascisti, senza mezzi termini, quelli che imbrattano indiscriminatamente ogni superficie possibile dello spazio pubblico, senza curarsi del fatto che forse un edificio storico in pieno centro restaurato da poco ha un valore diverso da un rudere in periferia o dal sottopassaggio di una stazioncina. È questo disprezzo per un valore riconosciuto dalla collettività che Maggiani qualifica come fascista, a mio parere correttamente.

Credo che la stessa cosa si possa dire per gli spammer, che fanno perdere tempo e denaro alle aziende (a parte quelle che vendono filtri antispam: ma anche le imprese edili che devono poi rifare gli intonaci avranno i loro vantaggi…) e non si curano di invadere la posta di tutti con la loro rappresentazione meschina del mondo. Forse non è strettamente ciò che pensano che il mondo sia, ma importa poco: tutti devono vagliare le loro keyword, perché nel mucchio ci deve essere qualcuno che inconsapevolmente favorirà il loro gioco. Che sia quello di guadagnare soldi o no, poco importa. Non è neanche mercato anche quando c’è un guadagno, è puro gusto distruttivo. Alla base, comunque, c’è il disprezzo degli altri.
Fascisti.

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