Cronachesorprese

3 Ottobre 2007

L’ameba gramsciana

Filed under: cronache — alessandro @

veltroni amebail titolo del post è in comproprietà con il mio amico Maurizio P. che il mese scorso, in occasione della visita a Genova del candidato alla segreteria del partito democratico, mi descriveva con buffe ed eloquenti movenze ameboidi ciò che pensava dell’attitudine veltroniana a incorporare ogni cosa che passa dalle sue parti e a ripresentarla come se fosse parte di lui da sempre. E mi faceva ridere perché pensavo alla faccia un po’ gommosa del sindaco di Roma: mi sembrava una caricatura appropriata, quasi forattiniana.

Ci ha provato con il cinema, con la musica, con l’internet, con Kennedy. Ora ci prova (e ci riesce) con la margherita; chissà se i suoi imprevedibili pseudopodi riusciranno a inglobare anche Veronica Lario in Berlusconi.

Il dialogo è un’ottima cosa, ma non è un assoluto. L’attitudine di un politico al dialogo e al confronto può essere una delle sue doti migliori se non pretende di appropriarsi di tutte le differenze per farle “girare” in una direzione, come quell’applicazione della dialettica hegeliana che era appunto il gramscismo.
Chi vuole davvero dialogare lo fa per una reale attrazione, perché vede nell’altro qualcosa di buono. Il dialogo in Gramsci style non parte da un’attrazione, ma da un’esigenza di conquista: non interessano il buono e il vero in quanto tali, ma in quanto pretesti per inglobare. Proteine. Come accade al leone del film Madagascar che scopre il suo istinto e vede tutti come bistecche, anche i suoi migliori amici (figuriamoci i nemici).

Sono perciò particolarmente indicative le parole che ha usato Veltroni per introdurre il suo personale e propagandistico Elogio di Elena: “Ci sarebbe una donna che non so come collocare nel nostro panorama politico, e di cui conosco le curiosità culturali…”. Non so come collocare: è soltanto per un malvagio incantesimo, in fondo, che una virtù come la curiosità culturale si trova imprigionata nel castello del dominus nemico. Non so come, ma so il perché: sei virtuosa, hai almeno qualche virtù, e per farla splendere dovresti venire di qua. Non occorre essere particolarmente maligni per vedere in questa proposta indecente un’ambivalenza perfetta, l’essenza dello pseudopodo, indifferentemente concavo o convesso a seconda dell’ambiente e del momento: Veltroni fa la proposta, ineccepibilmente, da “buono professionista”. Gli si potrebbe dire che è da bastardi, e lui potrebbe reagire indignato. Ma nel momento in cui dice: “vieni con noi”, dice anche, implicitamente: “Che cosa stai a fare di là? Non è il posto adatto per coltivare la curiosità culturale”. Io questa roba, a casa mia, la chiamo arroganza. E la metto quasi sullo stesso piano della chiamata alla lotta di lberazione di Bossi o delle invettive di Grillo, che già non mi allettano per niente.

Nel sorriso di Veltroni non c’è vera sorpresa, non c’è vero desiderio di valorizzazione dell’altro. Sarà onesto, sarà capace, ed è sicuramente meglio di un pugno in un occhio. Ma questa idea di democrazia, che nasce dall’idea della necessaria aggregazione dei buoni da una parte, non è la mia idea di democrazia.

3 Comments »

  1. Un tempo utilizzavano i così detti “utili idioti”. Ed ora si sono trasformati in “idioti inutili”.

    Comment di Piergiuseppe — 4 Ottobre 2007 @

  2. […] Realacci, cosa te ne importa se a qualcuno il patriottismo piace amaro? Come ho già notato per le avance veltroniane a Veronica, questa “dolcezza”, questo savoir faire del belino rischia di diventare la feature più […]

    Pingback di Cronachesorprese » PD, Partito Diabetico — 23 Novembre 2007 @

  3. […] parlamento c’è, ed è il Partito Democratico. Veltroni si conferma sempre più quell’ameba gramsciana che è. Che sia capace o meno di difendere certe istanze non m’importa, visto che non sono un […]

    Pingback di Cronachesorprese » Altre impressioni sul dopovoto — 17 Aprile 2008 @

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