Cronachesorprese

26 Marzo 2007

Londra è un curry

Filed under: cronache — alessandro @

Salgo su un bus, primo o secondo piano non importa, e sento odore di curry. Salgo su un altro bus e il curry sembra che mi abbia seguito. No, non mi sono versato addosso del tandoori chicken, che non ho neanche mangiato: è proprio nell’aria.
Cammino per una street e sento odore di steak, quello buono. Sfocio in un circle e il profumo scolora e stramazza in quello, tragicamente inconfondibile, del Mc Donald o del Burger King. Fuggo verso un bridge all’inizio del quale, fortunatamente, resetto le narici con una bella zaffata di roasted onion, ma poco dopo arrivo in una road saturata dall’aroma di fish & chips.

Avevo anche immaginato che sarebbe stata un’esperienza prevalentemente sensoriale, come si addice a un weekend break: ma tutto potevo aspettarmi dal mio primo soggiorno londinese, tranne di raccontarlo con il gusto e l’olfatto. Pregiudizi inveterati sulla scarsa abilità degli inglesi tra i fornelli, o forse non pregiudizi: ciò che conta è che in realtà a Londra trovare un buon meal è l’ultimo dei problemi per tutti i portafogli, forse perché è raro che dietro i fornelli stia un inglese. Se è vero che Londra è cosmopolita, i tre quarti del mondo a Londra stanno in cucina. Ognuno porta i suoi aromi, e Londra è un curry in cui vengono selezionati come spezie pregiate. E restituiti perfettamente inglesi, non snaturati ma contrassegnati con un marchio, come accade da secoli al tea e al ketchup.

Chissà se accadrà lo stesso alla ‘nduia che un ragazzo calabrese sta vendendo a chili al Borough market del South bank, non in una delle ambitissime piazzole fisse ma in una parte dedicata agli ambulanti: “Ne vanno pazzi – mi dice – a loro piace la roba piccante”.
Già, ma il parmigiano? Anche quello sta andando come il pane nel banchetto accanto. Ma se parliamo di pane, c’è anche quello toscano. E i dolci francesi, più in là. E un banchetto imperdibile con una strabiliante selezione di formaggi piemontesi, che faticherei a trovare a Genova. “Questa toma in Italia non passerebbe un controllo”, mi dice mostrandomi soddisfatto una forma stiaccia e brunita. Conosco il problema: certi disciplinari, invece che proteggere le tipicità, le falcidiano. Allora lui viene a Londra a vendere, così imparano. Come dargli torto?

Nella parte profonda del Borough Market si trova naturalmente tutto ciò che serve per un porridge, per un english breakfast, per un roast-beef. Mi diverte il campionario di bacon ben esposto nella vetrina di un macellaio: c’è solo da scegliere, oltre al tipo, anche lo spessore del taglio e la percentuale della parte grassa. E c’è un negozio di formaggi splendido, con forme gigantesche di cheddar e altro in esposizione, che racconta di un’Inghilterra rurale che avrei davvero voglia di conoscere meglio.
Capito all’una e tutti mangiano, oltre a comprare: carne arrostita di ogni genere e condita con le salse più strane. Anche gli hamburger qui sono veri e di una varietà incredibile. Ma quando vedo la pescheria con friggitoria annessa, mi sento davvero a casa.

5 Comments »

  1. sbav.
    :-)

    Comment di alga — 27 Marzo 2007 @

  2. bellissimo ritratto.
    londra è un curry, si.

    Comment di Caino — 27 Marzo 2007 @

  3. povero il mio bambino grande!!!
    chissà che cosa mangerà in quel di scozia!!!

    Comment di silvia — 27 Marzo 2007 @

  4. il tuo bambino grande mi sa che non lo ammazzerebbe neanche la cucina eschimese, vai tranquilla ;-)
    oh, l’ho detto così per dire. magari la cucina eschimese è la più sana del mondo.

    Comment di alessandro — 28 Marzo 2007 @

  5. ahahahahahah!
    anfatti!!!
    marò mica sarà la prossima tappa eh? del bambino grande intiendo!!
    hihihhiih!!!!!!!!!

    Comment di silvia — 28 Marzo 2007 @

RSS feed for comments on this post. TrackBack URI

Leave a comment


Powered by WordPress. Theme by H P Nadig