Cronachesorprese

17 Gennaio 2007

Mitte e non più Mitte

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Brandenburg TurMitte. Il centro. Non il fulcro, ma il sigillo che dava stabilità al centro poteva essere la mole orizzontale della Brandenburg Tur con l’antistante Parisier Platz; su cui si inseriva la spina dorsale di Unter den Linden, che oggi sembra non abbia cuore di sfrattare i fantasmi delle migliaia di carrozze che l’hanno attraversata nei secoli.
La regola del Mitte era questa, un tempo. Sicuro. Doveva rappresentare la testa sul collo di una città saldamente ancorata a una piana monotona e di semplicissima edificabilità, a pochi metri dall’ansa più rotonda della Sprea.
Quella legge gravitazionale cominciò a vacillare il 27 febbraio del 1933, con l’incendio del Reichstag. Ma sembrò ristabilirsi e subire una semplice ridefinizione, illuminata dalla volontà di potenza hitleriana e dalle visioni razionalistiche di Albert Speer, che grazie a Dio non ebbero il tempo di prendere carne nella pietra di Berlino.
Ondeggiò più pericolosamente durante i bombardamenti; ma alla fine, o meglio all’istante zero dell’anno zero, le crocerossine allinearono i loro feriti proprio davanti alla porta di Brandeburgo. Sembrava logico ricominciare da lì, e in una città in completa rovina lo spazio, spazio originario, lì era rimasto.
Patì un disassamento decisivo con la costruzione del muro: un gesso anomalo che produceva e conservava una frattura, invece di avvolgerla per ricomporla. Ost Berlin e la DDR intera andavano a cercare un nuovo punto di equilibrio più avanti, chiedendolo in fasi successive ad Alexanderplatz, o alla magnificenza fintamente sobria del Palast der Republik.
Non si trovò. La tensione crescente, la risultante delle forze in gioco indicava sempre la stessa direzione: West Berlin. Oltre il muro. Il gesso doveva rompersi, ma per il resto, di come ricomporre la frattura, nessuno sapeva nulla.
E nessuno ha preteso di ricomporla artificiosamente. Berlino ha perso il suo antico orientamento, il suo consolidato concetto di Mitte, e non ne ha trovato uno alternativo, anche se esistono un nuovo Bezirk e una stazione della metropolitana che si chiamano così; e la cosa bella, la novità, la sorpresa è che questa città tranquilla e vivibile non dà l’aria di affannarsi a trovarlo.

Potsdamer PlatzQuesto fatto nuovo, meglio della quotidianità di una città viva e dinamica che sa neutralizzare il caos cittadino come poche altre metropoli, lo racconta lo skyline (se così si può chiamare) della Potsdamer Platz. Forse è qui il nuovo Mitte? No, dice. Qui c’è il racconto, la testimonianza della frattura. E della breccia che ha ridato vita ed energia alla città.
Potsdamer Platz è la scommessa architettonica che deve fare i conti con il passato recente, risignificarlo e dare alla città il canone, la norma del progredire. Dinamismo. L’immagine di un solido work in progress. Se la Brandenburg Tur è un sigillo orizzontale, la Potsdamer Platz è un vettore verticale. Le grandi moli dei tre grattacieli in alto si rastremano, si appuntiscono per dare l’impressione del non finito. Si guardano. O meglio definiscono lo spazio in mezzo a loro. Che è una strada. Che è la breccia. La breccia nel muro.

1 – continua

11 Gennaio 2007

Sturmkronaken

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sturmtruppenParto, vado a Berlino per qualche giorno di vacanza, ospite della squilibrata. A proposito, avete letto le sue cronache berlinesi? Se vi sono sfuggite leggetele, meritano: sono qui, qui, qui, qui e qui.
Non credo che riuscirò a scrivere da là. Potrei anche farlo, ma non so ancora se voglio. Per qualche giorno vorrei tornare ai blog di un tempo: proprio la squilibrata per natale me ne ha regalato uno bellissimo, un moleskine city notebook con la pianta e lo stradario di Berlino e altre cosette utili. Va da sé che parte del blog analogico verrà riversata, al mio ritorno, sul blog digitale.
Arrivederci a martedì 16.

10 Gennaio 2007

Centinaia di milioni di decine di migliaia!

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moneyPiovono miliardi come noccioline. Era uno dei classici commenti che si faceva nella piccola redazione della TV locale in cui tredici anni fa ho cominciato a occuparmi di cercare notizie e raccontarle.
Si diceva così quando si preparava un servizio su un progetto di Comune o Provincia, e si davano i numeri. Per costruire la strada da qui a lì ci sono x miliardi, per rifare il ponte oplà altri y miliardi, per l’acquisizione e il restyling della vecchia struttura industriale ubicata colà tra Regione, Provincia, Comune, Comunità Europea e il project financing con la Filibusta e i Cavalieri della Tavola Rotonda riuniti in consorzio arrivano xyz miliardi, a vagonate insomma.
Scrivendo queste cose mi rendevo conto che l’effetto era ottundente. E pensavo che oltre alla necessità di trasparenza su come vengono spesi i soldi dei contribuenti (e si era appena usciti da Tangentopoli, quindi l’esigenza di far vedere che si facevano le cose a modino era più sentita del solito) c’era anche un po’ la volontà di stordire, di sparare cifre fuori dal senso comune per disorientare: dopo un caravanserraglio di miliardi che vanno e vengono, se uno dei sacchi non tornava magari non se ne accorgeva nessuno. E poi erano lire, mica euro.
L’ho pensato per tredici anni fino a stamattina, quando in una conferenza stampa ho assistito a questo scambio di battute tra due politici della stessa amministrazione:
– Queste decine di milioni di euro…
– Ehm… di migliaia di euro…
pausa
– No, no, milioni. Che, questi progetti li fai con quattro o cinquecentomila euro?
Uno dei due aveva ragione. Ma l’imbarazzo è stato totale e chi aveva ragione si è vergognato anche per l’altro, dopo aver resistito alla tentazione di dargli del deficiente davanti a una trentina di giornalisti. E insomma, anche loro si confondono ogni tanto. Meglio così, vuol dire che i milioni di centinaia di migliaia, o quello che sono, non li maneggiano più di tanto. Se no non si confonderebbero.

9 Gennaio 2007

Mi ritrovai per un ufficio oscuro

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Viene ogni tanto un giorno nella vita di tutti in cui è necessario dedicarsi a pratiche burocratiche: code, discussioni con impiegati poco gentili o dal linguaggio incomprensibile che sembrano pagati più per ostacolarti che per aiutarti. Oggi dò spazio a un amico che ha appena compiuto uno di questi viaggi allucinanti.
La Cronachesorprese production è lieta di presentare Le tour des bureaux di Mocambo. Ci sono vette di poesia urbana, come l’episodio di ordinaria furberia alle poste, che meriterebbero un approfondimento sociologico, psicologico e chi più -logico ne ha più ne metta. Invito tutti ad aggiungere nei commenti altri esempi, che purtroppo, lo sappiamo, non mancano nell’esperienza di chiunque.

8 Gennaio 2007

Op, op…

Filed under: cronache — alessandro @

Ho installato il mulo. O meglio, il mulo per fastweb. È tutta la sera che lo faccio trottare :-)
E vi dico di più: ho la fibra ottica. E insomma, è un bel trip.

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