Cronachesorprese

20 Novembre 2006

Lavori in corso

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Oh, poiché gli amici giustamente si preoccupano mando un messaggio di servizio. Sto traslocando, datemi ancora qualche giorno. Riempio il vuoto con qualche consiglio per gli acquisti: un fantoccino di Diliberto da portare in manifestazione, un Napolitano che Curri curri da Ratzie guagliò, Taormina che abbandona la difesa e la Franzoni che fa partire la ola in tribunale (seguita dal pubblico ministero), un nuovo capo dei servizi segreti che non è Buttiglione (quanti la capiscono questa lascino un commento, non potranno più mentire sull’età). Ma soprattutto ai cari amici genoani un bel Guidetti modello autunno inverno.

9 Novembre 2006

Evviva l’autotelegiornale

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E così hanno inventato il telegiornale completamente automatizzato. A chi dispiace? A me no. Carola Frediani chiede e si chiede se i giornalisti in carne e ossa siano una razza in via di estinzione. Butta la questione in pasto a chi se ne vuole occupare e non si pronuncia, ma penso che la sua risposta sia no.
Se qualcosa è in pericolo, è piuttosto il giornalista inteso come presentatore più che come mediatore di informazione. E questo non mi preoccupa, anzi mi piace. Vuol dire che i giornalisti faranno sempre di più il loro lavoro, cioé quello di cercare le notizie, produrre contenuti, stare addosso alle fonti. Con tutti gli strumenti, vecchi e nuovi, di cui dispongono. Che si usano solo con carne, ossa, faccia e neuroni, non certo con un programma più o meno automatico e ben addestrato.

Sono più di vent’anni che nel mondo del giornalismo ogni tanto salta su qualche apocalittico a dire che tanti bravi professionisti in tutte le redazioni sono mortificati a fare lavoro di desk, o "cucina" dai lanci di agenzia, come si dice. E quando all’inizio degli anni novanta la legge Mammì ha obbligato tutte le televisioni locali, anche le più infime, a fare un certo numero di notiziari al giorno per mantenere il diritto a usare le frequenze, molti non hanno visto di buon occhio che potesse essere considerata pratica giornalistica la lettura di un telegiornale preparato chissà come, insomma che un presentatore televisivo si facesse passare per giornalista. Ancora: l’esplosione della free press ha fatto levare alte le lamentazioni delle associazioni di categoria dei giornalisti, semplicemente perché dando gratis un servizio che fino a ieri si trovava soltanto a pagamento sui quotidiani si mettevano a rischio dei posti di lavoro di giornalisti. Gli stessi, per dirla tutta, mortifcati dallo sporco lavoro di desk. Beh, ma non è una buona occasione per levarli dalla loro mortificazione e metterli a produrre giornali più interessanti, non fotocopia gli uni degli altri, non ricalcati sul menu unico stabilito ogni sera dai titoli dei telegiornali delle otto?

Insomma, se guardiamo la professione del giornalista è, se non in crisi, in corso di ridefinizione e aggiornamento non da oggi. A causa delle nuove tecnologie di comunicazione ma non solo: a causa anche della globalizzazione e del proliferare dei soggetti che a vario titolo fanno informazione.
Internet ha un problema: funziona. I motori di ricerca sono una risorsa per il reperimento di informazioni di qualsiasi tipo di cui nessuno, operatore professionale dell’informazione o utente, può più fare a meno. Gli aggregatori sono una meraviglia. Se un giornale o un prodotto di informazione può essere confezionato più o meno automaticamente, a chi nuoce davvero? Soltanto a chi, da una cinquantina d’anni a questa parte, ha fatto in modo che produzione e presentazione di informazioni fossero sempre meno distinguibili. Non è avvenuto soltanto con la televisione, è avvenuto anche nelle radio, nei quotidiani, perfino nelle agenzie di stampa. Se la free press aumenta, i quotidiani sono costretti a differenziare sempre di più le loro pagine da quelle di un foglio volantinato sul metrò. Se il telegiornale si confeziona da solo con un’interessante evoluzione multimediale degli aggregatori, le televisioni sono costrette a occuparsi di più del loro specifico e a ridimensionare il ruolo della post-produzione che ha preso troppo spazio negli ultimi vent’anni.

Internet e gli strumenti informatici faranno sempre meglio il loro lavoro, ma quello che raccolgono per la rete mondiale in maniera sempre più puntuale ed efficace da qualche parte dovrà essere prodotto. E lì si vedrà  la differenza tra la produzione professionale e quella non professionale. Se i media tradizionali perdono l’esclusiva della presentazione è un vantaggio per tutti, ma per i media in primo luogo.

8 Novembre 2006

Barcampeggio anch’io

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Sarò anch’io al Barcamp di Torino il 2 dicembre.
I partecipanti iscritti fino a questo momento sono 149, gli argomenti proposti sono 32. Non so ancora bene a quali discussioni parteciperò. Eviterò quelle molto tecniche ma per forza di cose dovrò scegliere anche tra le rimanenti, che sono troppe per le mie orecchie e i miei neuroni. 
Non vorrei perdere l’occasione di mettere sotto torchio Tambu e altri espertoni su Google analytics. E certo almeno origlierò la presentazione di Fainotizia di Radio Radicale. Lo so che è un po’ disdicevole per un Barcamp, ma probabilmente per questa volta sarò più spectator che participant.

Il mio interesse, oltre che su alcuni degli argomenti proposti, è proprio sulla dinamica dello scambio di esperienze nel Barcamp. Che forse in linea di principio non avrebbe bisogno del web per esistere  (e forse pensandoci si possono trovare qua e là degli antecedenti), ma a prima vista sembra tanto dipendere dal modo caratteristico del web di strutturare e diffondere l’informazione e le informazioni.  Questo voglio vedere e capire innanzitutto. Anche i lurker hanno il loro perché.

7 Novembre 2006

Decidi.it, ancora un mese per iscriversi

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Avevo in programma di scrivere un post di bilancio sulla conclusione della fase di iscrizione a Decidi, che era fissata per il 3 novembre. Bene, pochi giorni prima della scadenza il termine per l’iscrizione è stato prorogato di un mese. C’è tempo dunque ancora fino al 3 dicembre. Una buona notizia, non soltanto perché la pubblicità era stata poca ed è ragionevole pensare che non sia ancora arrivata all’orecchio di molti potenziali interessati, ma anche perché la proroga è stata decisa dopo le molte richieste giunte al forum, in cui sta imperversando un dibattito su questioni di metodo, come è normale e in certa misura giusto in una fase di avvio.
Qualcuno ha protestato perché il forum per le discussioni ha le istruzioni in inglese. Un’obiezione interessante, perché chi è abituato a navigare e a usare strumenti di community in rete non ha questo tipo di difficoltà: se emerge, significa che la base delle iscrizioni on line ha già sfondato, in qualche modo, verso fasce di utenza che non hanno dimestichezza con i forum.
Intanto, lunedì scorso, il progetto è stato presentato in Università, agli studenti di Scienze Politiche. E continua il lavoro delle associazioni affiliate al progetto, che stanno chiedendo ai loro iscritti di partecipare, oltre a mettere a disposizione le loro sedi per gli infopoint e i votapoint necessari per garantire anche a chi non ha il computer la possibilità di aderire alla sperimentazione. La Provincia ha inoltre esteso la possibilità di iscrizione (e dunque di votazione) anche agli stranieri residenti.

Compagno Google

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Non ho più parlato molto dei miei referrer. Non sono entusiasmanti come quelli di Hardla, e quindi su questa cosa ho il complesso di inferiorità, anche se gli accessi dall’inizio dell’autunno sono aumentati molto (a ottobre ho fatto il record di visitatori unici) e qualcosa di carino negli ultimi mesi è capitato. Niente di sconvolgente.
Questo però lo devo riportare. Oggi qualcuno da un server della Camera dei Deputati ha cercato su Google "dimmi qualcosa di sinistra". Pensavo che non avessero bisogno di suggerimenti… ;-)

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