Cronachesorprese

29 Novembre 2006

L’unico diario che manca è quello delle elezioni

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Pur essendo convinto che il pamphlet della banda Deaglio sui presunti brogli elettorali sia un buco nell’acqua al novanta per cento, non sono proprio d’accordo sul modo in cui la magistratura ha scelto di liquidare e chiudere il caso.
Diario ha posto delle domande giuste (come ha detto Lucia Annunziata a conclusione di un’ottima intervista). Non ha dato, però, risposte coerenti al rigore delle domande. Com’è nel suo discutibile stile, ha mischiato i dubbi legittimi (il calo netto delle schede bianche rispetto alle consultazioni precedenti, il ritardo anomalo nella comunicazione dei dati, il via vai notturno tra il Viminale e Palazzo Grazioli, la precipitosa dichiarazione di vittoria di Fassino e altro) con il fumo della mitologia e dei teoremi che coltiva da anni. Non è la prima volta che Diario presenta accuse pesantissime come se fossero l’unica risposta logica plausibile a certe domande, mentre in realtà sono pastoni indigeribili confezionati a uso e consumo di un pubblico affezionato, composto da una crème di estremisti intellettuali di sinistra, indisponenti come pochi, quelli che ritengono di aver capito tutto della vita e di come vanno le cose in Italia. Chi ha visto il dvd (venduto insieme al libro a un prezzo per nulla popolare: 17 euro senza neanche la rivista…), se non fa parte della predetta schiera che mai considera che esistano descrizioni del mondo alternative alla sua, si è potuto rendere conto agevolmente dell’assoluta inconsistenza della tesi del broglio elettronico. E ha seguito con un certo imbarazzo la ricostruzione dei colloqui tra Pisanu e Berlusconi, che nel crescendo della narrazione si tende a spacciare come cronaca. Se la famosa gola profonda annunciata da Deaglio ha questo da dire, non è niente di interessante, perché si tratterebbe di ricostruzione, e non di testimonianza diretta. Con buona pace di Deaglio, questo non è giornalismo d’inchiesta, è giornalismo ideologico e militante.

Nonostante ciò, ho sempre riconosciuto a Diario la capacità di fare domande interessanti, e sarebbe stato opportuno che la magistratura, prima di accusare lui di diffondere notizie atte a turbare l’ordine pubblico, avesse proceduto almeno a qualche verifica. E avesse ascoltato il supertestimone che Deaglio assicura di poter indicare. Sono passi che si potrebbero fare anche contestualmente all’iscrizione del giornalista nel registro degli indagati.

Io speravo che dall’iniziativa di Diario succedesse quello che la politica ancora non vuol far succedere. Intanto, su questo il settimanale ha ragione da vendere, i dati analitici delle politiche 2006 ancora non sono stati pubblicati, e questo è un ritardo davvero inspiegabile, che fa pensare che sia l’attuale maggioranza, soprattutto, a voler insabbiare qualcosa. Se davvero il 9 e il 10 aprile è successo qualcosa di anomalo, chi è oggi al governo non ha nessun interesse a farlo emergere. Ma non vedo nulla di buono a lasciar pascolare i fantasmi dei sospetti ancora per mesi e per anni, in prospettiva di nuove consultazioni, a cominciare dalle amministrative dell’anno prossimo. I controlli vanno fatti.

Speravo anche che si aprisse un dibattito sulla legge elettorale: non tanto sugli aspetti che sono cambiati e che cambieranno ancora nel tempo, ma su quelle procedure che sono pressoché invariate dal dopoguerra e che dimostrano di essere tra le più avanzate e garantiste del mondo. Sono queste procedure che rendono inconsistenti le illazioni di Diario, e che devono essere conservate a qualunque costo. Di voto elettronico in Italia non voglio sentir parlare né oggi, né domani, né mai. A costo di buttare giù dieci volte l’intera amazzonia. Una cosa è lo scrutinio elettronico in affiancamento a quello normale (un fattore di controllo in più, ottimo), ben diversa cosa è digitalizzare l’atto del voto. Io sono per il paperless quando e dove è possibile, soprattutto nella pubblica amministrazione, odio i fax fin dalla loro apparizione e non vedo l’ora che la firma elettronica esca dalla fase sperimentale e diventi di uso quotidiano per tutti. Ma il voto deve rimanere cartaceo, segnato con la matita copiativa su quelle belle schede spesse con quell’odore inconfondibile che se lavori al seggio ti rimane addosso per giorni.

5 Comments »

  1. ero tra il pubblico affezionato di diario, ma ho smesso.
    senza la chiarezza intellettuale che ti contraddistingue, avvertivo però un certo fastidio, una discrasia tra le premesse – e le domande – e le conclusioni. sono d’accordo con te al 100%. sei una bella voce, sarebbe bello che fossi più dentro al coro :)

    Comment di estrellita — 29 Novembre 2006 @

  2. sarebbe bello? non so, di quale coro stai parlando? :-)

    Comment di alessandro — 29 Novembre 2006 @

  3. forse una voce è ancora più bella quando è fuori dal coro :-)

    Comment di alga — 29 Novembre 2006 @

  4. nono, il coro che prepotentemente arriverà su queste pagine, cui nessun blogger può sottrarsi… :)
    abbi fede!

    Comment di Tambu — 30 Novembre 2006 @

  5. […] Avevo già scritto ciò che pensavo di una certa inchiesta sulle elezioni. Non se ne parla più, e non è un bene. Il pacato invito di Nicola, le sue parole serene e senza ombra di pregiudizio servono a recuperare il cuore della questione. In breve, Nicola e i suoi pochi (per ora) amici propongono che ogni partecipante chieda al proprio Comune di consultare i verbali delle elezioni politiche del 2006. Deve essere permesso, perché sono atti pubblici. L’obiettivo è digitalizzare le quattro o cinque pagine dalle quali risultano i conteggi fatti in ogni seggio. Si può andare con una fotocamera digitale oppure, se il comune è attrezzato e permette di farlo, si possono richiedere fotocopie o scansioni. […]

    Pingback di Cronachesorprese » Marcamp - Scripta maneant — 27 Febbraio 2007 @

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