Cronachesorprese

9 Novembre 2006

Evviva l’autotelegiornale

Filed under: news factory — cronachesorprese @

E così hanno inventato il telegiornale completamente automatizzato. A chi dispiace? A me no. Carola Frediani chiede e si chiede se i giornalisti in carne e ossa siano una razza in via di estinzione. Butta la questione in pasto a chi se ne vuole occupare e non si pronuncia, ma penso che la sua risposta sia no.
Se qualcosa è in pericolo, è piuttosto il giornalista inteso come presentatore più che come mediatore di informazione. E questo non mi preoccupa, anzi mi piace. Vuol dire che i giornalisti faranno sempre di più il loro lavoro, cioé quello di cercare le notizie, produrre contenuti, stare addosso alle fonti. Con tutti gli strumenti, vecchi e nuovi, di cui dispongono. Che si usano solo con carne, ossa, faccia e neuroni, non certo con un programma più o meno automatico e ben addestrato.

Sono più di vent’anni che nel mondo del giornalismo ogni tanto salta su qualche apocalittico a dire che tanti bravi professionisti in tutte le redazioni sono mortificati a fare lavoro di desk, o "cucina" dai lanci di agenzia, come si dice. E quando all’inizio degli anni novanta la legge Mammì ha obbligato tutte le televisioni locali, anche le più infime, a fare un certo numero di notiziari al giorno per mantenere il diritto a usare le frequenze, molti non hanno visto di buon occhio che potesse essere considerata pratica giornalistica la lettura di un telegiornale preparato chissà come, insomma che un presentatore televisivo si facesse passare per giornalista. Ancora: l’esplosione della free press ha fatto levare alte le lamentazioni delle associazioni di categoria dei giornalisti, semplicemente perché dando gratis un servizio che fino a ieri si trovava soltanto a pagamento sui quotidiani si mettevano a rischio dei posti di lavoro di giornalisti. Gli stessi, per dirla tutta, mortifcati dallo sporco lavoro di desk. Beh, ma non è una buona occasione per levarli dalla loro mortificazione e metterli a produrre giornali più interessanti, non fotocopia gli uni degli altri, non ricalcati sul menu unico stabilito ogni sera dai titoli dei telegiornali delle otto?

Insomma, se guardiamo la professione del giornalista è, se non in crisi, in corso di ridefinizione e aggiornamento non da oggi. A causa delle nuove tecnologie di comunicazione ma non solo: a causa anche della globalizzazione e del proliferare dei soggetti che a vario titolo fanno informazione.
Internet ha un problema: funziona. I motori di ricerca sono una risorsa per il reperimento di informazioni di qualsiasi tipo di cui nessuno, operatore professionale dell’informazione o utente, può più fare a meno. Gli aggregatori sono una meraviglia. Se un giornale o un prodotto di informazione può essere confezionato più o meno automaticamente, a chi nuoce davvero? Soltanto a chi, da una cinquantina d’anni a questa parte, ha fatto in modo che produzione e presentazione di informazioni fossero sempre meno distinguibili. Non è avvenuto soltanto con la televisione, è avvenuto anche nelle radio, nei quotidiani, perfino nelle agenzie di stampa. Se la free press aumenta, i quotidiani sono costretti a differenziare sempre di più le loro pagine da quelle di un foglio volantinato sul metrò. Se il telegiornale si confeziona da solo con un’interessante evoluzione multimediale degli aggregatori, le televisioni sono costrette a occuparsi di più del loro specifico e a ridimensionare il ruolo della post-produzione che ha preso troppo spazio negli ultimi vent’anni.

Internet e gli strumenti informatici faranno sempre meglio il loro lavoro, ma quello che raccolgono per la rete mondiale in maniera sempre più puntuale ed efficace da qualche parte dovrà essere prodotto. E lì si vedrà  la differenza tra la produzione professionale e quella non professionale. Se i media tradizionali perdono l’esclusiva della presentazione è un vantaggio per tutti, ma per i media in primo luogo.

6 Comments »

  1. Molto interessante. In effetti, da quando ho conosciuto la free-press, mi chiedo se il giornale (che continuo a comprare) vale l’euro che pago. La risposta è no quando ho lo stesso servizio: un po’ di Ansa, qualche comunicato stampa, molto copia&incolla. Eccezionalmente, un giretto su Google.

    Alcune domande.

    La prevedibile evoluzione conserverà l’attuale pluralismo dell’informazione – sto parlando di ciò che si trova sull’internet, non di ciò che si trova in edicola o con il telecomando – oppure ci aspetta un mondo dove il 95% della popolazione, dall’Alpi alle Piramidi, legge Microsoft News?

    Questo processo può avere a che fare con la – temuta? desiderata? – abolizione dell’Ordine di cui tanto si parla? Forse si potrebbe usare come test: entri nell’Ordine solo se riesci a confezionare un prodotto distinguibile da quello automatico!

    A quando l’assunzione di CronacheSorprese come editorialista in un grande quotidiano?

    Comment di searcher — 13 Novembre 2006 @

  2. Care Cronachesorprese (ma un nome un po’ più umano non ce l’hai?;)),

    sono d’accordo con gran parte di quello che scrivi. Il mio unico dubbio è il seguente: non mi pare che le testate tradizionali abbiano così tanto capito la lezione di internet e della free press. Invece di differenziarsi e di migliorarsi, in alcuni casi inseguono i nuovi concorrenti sul terreno della superficialità, della televisione e del sensazionalismo. Vanno forte la notizia curiosa, bizzarra, il trash e in generale quello che fa audience…

    La roba di qualità è spesso roba di nicchia. Ma spero tanto di sbagliarmi..

    ciao!

    carola

    Comment di utente anonimo — 14 Novembre 2006 @

  3. searcher: chi legge le news di microsoft? no, davvero: tu le leggi? io no. cioé, qualche volta ci sono capitato, ma sempre per motivi diversi dal cercare notizie. una cosa è leggere, cercare; una cosa è inciampare dentro a un contenuto. nell’internet sta succedendo quello che nella televisione è impensabile: non esistono ammiraglie. le uniche ammiraglie sono i motori di ricerca. cioé quei servizi che mettono insieme una quantità enorme di pezzi, la “long tail” di internet, come si dice.

    carola: è vero quello che dici. ma è presto. io non so se succederà quello che dico, ma i rapporti reali tra le cose, prima o poi, vengono fuori. in qualche modo. non so, e non riesco a immaginare. mi limito a constatare che la free press e internet hanno smascherato, anche agli occhi dei lettori sonnacchiosi e poco attenti, l’inerzia in cui versa gran parte del mercato dell’informazione, il gioco di ripetitori e di specchi che dà l’illusione che i produttori di informazione siano tanti, quando in realtà sono pochissimi. allora, sicuramente è una buona occasione per interrogarsi sul vero valore aggiunto di un editore che dispone di una redazione professionale. alcuni lo faranno, altri no. forse la spinta al sensazionalismo e alla superficialità sarà più forte, può darsi. ma il punto è che lo spazio per chi vuole agire diversamente, finalmente, è stato creato. saranno solo nicchie? non lo so. spero di no. la mia valutazione è una proiezione nel futuro su un dato e un cambiamento reale già operante.

    ho un nome umano :-) confesso che quando ho creato il profilo su splinder non ho riflettuto, e ho creato un nome utente uguale al nome del blog. potrei creare anche adesso un utente con un nome diverso, ma a questo punto mi chiamano tutti cronache, ci sono affezionato :-)

    confesso anche che in questo momento preferisco un relativo anonimato. spero di non risultare indisponente, non è comunque nelle mie intenzioni.

    Comment di cronachesorprese — 14 Novembre 2006 @

  4. a proposito di cartaceo, faccio la mia ennesima segnalazione gramelliniana :-)

    cioè il suo buongiorno del 14 novembre.

    Comment di algaspirulina — 15 Novembre 2006 @

  5. son oandata a vedere le foto

    grazie della segnalazione :)

    si ho visto che era anche in tocqueville.

    Comment di Clio — 15 Novembre 2006 @

  6. […] Ok, mi arrendo. Dopo la gentile richiesta di Carola, e dopo un commento lasciato a un post di Tambu, voglio evitare equivoci, e creo un utente con il mio – vero – nome. Scindo definitivamente il nome del blog dal mio. Se CronacheSorprese fosse un giornale non ci sarebbero possibilità di equivoco, no? Voglio dire, nessuno pensa che un articolo firmato “La Repubblica” che appare sulla Repubblica sia scritto necessariamente da una donna. Inoltre, anche se vorrei mantenere un semianonimato (perché l’anonimato totale su internet è un’illusione, o almeno un errore di prospettiva) mi fa piacere venire incontro alla richiesta e comunicare il mio vero nome. Per il cognome ci stiamo attrezzando: spero cioé che ci siano buone ragioni in futuro per dire anche il cognome. Per il momento non ci sono. Quindi insomma, d’ora in poi firmerò i miei post come Alessandro. […]

    Pingback di CronacheSorprese » Blog Archive » My name is Cronache. Alex Cronache. — 26 Novembre 2006 @

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