Cronachesorprese

5 Novembre 2006

Se ci ascolti per un momento…

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Leggendo una volta questo brano, quando eravamo all’università, il mio amico Luca T. osservava che il totalitarismo ha sempre bisogno di un ripetitore. Se nessuno si prestasse a fare da eco non potrebbe affermarsi e conservarsi, perché non ha una sua evidenza sulla quale fare leva. Il ripetere del potere totalitario non è funzionale al fare memoria di qualcosa di essenziale, come una preghiera: è invece un rumore di fondo, che ostacola la memoria e la consapevolezza (Pinocchio dimentica il suo fermo e corretto proposito iniziale). Per questo è radicalmente antireligioso.

– Dunque, – disse la Volpe, – vuoi proprio andare a casa tua? Allora vai pure, e tanto peggio per te!
– Tanto peggio per te! – ripetè il Gatto.
– Pensaci bene, Pinocchio, perché tu dai un calcio alla fortuna.
– Alla fortuna! – ripetè il Gatto.
– I tuoi cinque zecchini, dall’oggi al domani sarebbero diventati duemila.
– Duemila! – ripetè il Gatto.
[…]
– Oh che bella cosa! – gridò Pinocchio, ballando dall’allegrezza. – Appena che questi zecchini gli avrò raccolti, ne prenderò per me duemila e gli altri cinquecento di più li darò in regalo a voi altri due.
– Un regalo a noi? – gridò la Volpe sdegnandosi e chiamandosi offesa. – Dio te ne liberi!
– Te ne liberi! – ripetè il Gatto.
– Noi, – riprese la Volpe, – non lavoriamo per il vile interesse: noi lavoriamo unicamente per arricchire gli altri.
– Gli altri! – ripetè il Gatto.

Carlo Collodi, Pinocchio, capitolo XII

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