Cronachesorprese

16 Novembre 2005

Movimento fisso

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Appartengo alla vasta schiera degli innamorati della bicicletta molto incostanti, quegli amori che si nutrono di incontri occasionali conditi sempre da promesse di fedeltà eterna puntualmente disattese. Ho sempre desiderato sentire qualcuno parlare della bicicletta come se ne parla su movimentofisso.it. Qui c’è davvero l’essenza della bici. E la sua essenzialità. Cosa c’era di paragonabile alla bici, prima della bici? Soltanto le gambe umane.

Sospendo il giudizio sull’apparente estremismo della filosofia del movimento fisso. Mi sembra che la cifra sia questa: la bicicletta insegue la funzionalità e non l’efficienza; la bicicletta educa all’essenzialità, e il frutto di questa educazione non può essere che un tentativo di spogliare ulteriormente sia la bici sia il modo di andare in bici, per vedere se non si possa andare oltre. Quindi si comincia a togliere il cambio, poi si passa ai freni. Magari anche il manubrio non è poi così necessario. La meta finale asintotica è la fusione tra la bici e le gambe, come se l’apparizione della bici fosse una manifestazione dello spirito universale che attraverso tesi-antitesi-sintesi deve raggiungere un livello di autocoscienza superiore: la bici è un’estensione, un potenziamento delle gambe, la bici ultimamente è una manifestazione della potenza delle gambe. La bici sono io.

Per questo è facile, quasi naturale per gli appassionati di bici instaurare un rapporto umano con il mezzo. È ingenuo perciò rimanere stupiti di fronte alla tenerezza dei nomi che l’autore dà alle sue bici, quelle costruite o riadattate con le sue mani: ferro nero, tonnarella, lucia zen e la fantastica s.ta graziella avvelenata. No, non c’è proprio da stupirsi. Gli appassionati di queste due ruote, che sono le vere due ruote senza balle roboanti, si riconoscono a fiuto, da pochi tratti. Hanno lo stesso sguardo, conducono un’esistenza da ossimori ambulanti, ciondolano tra l’atarassia e la passione, per nulla imbarazzati dell’apparente contraddizione. Io non sono così perché appunto sono infedele, ma so benissimo che ho rischiato di diventarlo. Non so ancora se essere contento dello scampato pericolo o mordermi le mani per non essermi preso tutto quello che la vita sulle due ruote, la vita delle due ruote, poteva darmi. Non lo saprò mai, tranne le volte in cui mi metterò sulle due ruote, che saranno sempre rare, costantemente rare. A meno di non cambiare città e abitudini.
Su movimentofisso.it comunque si trovano perle come:
– "Un uomo in bicicletta e’ l’immagine più innocua che riesca a dare di sè quel predatore primario che è l’essere umano"
– "La bicicletta è il nostro unico lusso necessario"
– "Non iscrivetevi a un corso di yoga: prendete la bici".

Poi c’è questa scrittura così bella, che conquista e incanta come la pedalata armonica di un passista.

4 Comments »

  1. Quando vivi in una città come Roma, arriva sicuramente un momento in cui capisci che bisogna andare nella direzione opposta rispetto a quella che si sta percorrendo: il traffico, lo smog e la tensione in strada te lo fanno capire. E se provi a prendere una bicicletta a Roma (cosa non facile, ma più per un pregiudizio che per una difficoltà reale), capisci che sei subito più libero, più te stesso. Quando incontri uno come Paolo, poi, capisci che c’hai visto bene, e la sua apparente estremizzazione diventa il motivo per capire che inforcare la bici per attraversare Roma non è proprio niente di che… c’è qualcuno che lo fa senza freni!

    Comment di variabile — 17 Novembre 2005 @

  2. sono felice che abbiate colto il nucleo di questo tentativo.

    assurdo quanto si vuole, eppure così semplice, naturale nel senso più pieno del termine.

    proprio qualche minuto fa leggevo che l’isola dei famosi ha avuto un record di ascolti.

    ma poi questo post mi ha raddrizzato la schiena, piegata da un improvviso colpo di povertà.

    paolo rotafixa

    Comment di utente anonimo — 17 Novembre 2005 @

  3. variabile: questa esperienza l’ho fatta a pisa, un bel po’ di anni fa. uno dei pochissimi motivi per cui sono contento di esserci stato qualche mese… capisco quello che vuoi dire, e un po’ ti invidio.

    cercherò il coraggio di fare qualche esperimento anche a genova. ma d’inverno la vedo dura: i miei bronchi già si ribellano adesso, e vado in autobus. figurati se andassi in bici.

    paolo: avrei voluto dire altre cose sul tuo sito, avrei dovuto forse sottolineare almeno che la stessa essenziale bellezza di cui risplendono le tue bici si riflette anche nella grafica del sito. semplice e di grande impatto. avrei potuto anche dire che usare la bicicletta così educa non solo all’essenzialità, ma anche a un atteggiamento attivo verso la tecnica. se ci pensate il mezzo di trasporto oggi è come la televisione, blandisce, massaggia. la bicicletta no, sferza. ma solo se usata così.

    continua così, e porgi i miei più cari saluti alla sora graziella ;-)

    Comment di cronachesorprese — 19 Novembre 2005 @

  4. E se prima avevo qualche dubbio…. Ora so che posso farla anche io, anche perchè ho veramente bisogno di riuscire a trovare della vita in quel di Milano!

    Comment di Donnagio — 6 Dicembre 2008 @

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