Cronachesorprese

11 Febbraio 2005

L’equivoco: il ruolo della scienza

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Io non ho nessuna intenzione di aspettare che la scienza mi faccia chissà quali rivelazioni su non so quali aspetti della vita embrionale per decidere che all’embrione debba essere riconosciuta la dignità di essere umano. Posso non sapere nulla, e ben poco so, delle sottili differenze tra zigote e morula, tra ovocita attivato e singamia: la questione vera si pone oggi esattamente come poteva porsi tre o quattromila anni fa. Il formarsi della vita umana dovrebbe essere qualcosa di tendenzialmente intangibile, e credo che possa essere un principio condiviso da tutti, un principio di pura civiltà, che non ha niente a che vedere con fedi e convinzioni personali. Perché altrimenti la convivenza umana su cosa la fondiamo? Sul codice della strada?

Si può discutere sulle eccezioni (come del resto accetto la plausibilità dell’aborto come eccezione) ma non si può considerare l’embrione umano alla stessa stregua di qualsiasi altro materiale biologico.
Alla scienza chiedo di chiarire il come avviene lo sviluppo dell’uomo dall’embrione al feto all’individuo adulto. Ma che embrione, feto e adulto siano la stessa persona, non vedo che titolarità abbia la scienza a metterlo in discussione. E non vedo neanche come possa essere discusso in termini etici o teologici: è un fatto, che viene prima di osservazioni scientifiche e di convinzioni etiche o religiose. Un fatto sul quale non bisognerebbe accettare di essere imbrogliati. Non un mito, come qualcuno si ostina a sostenere, contro ogni evidenza. Che mi importa se l’embrione deve ancora differenziarsi, o se non è ancora senziente? Diventa forse un caimano, una volta impiantato nell’utero? O continua ad essere quello che già è, un uomo, oppure non diventa nulla. Che mi importa se "uno su mille ce la fa"? Spiegatemi in cosa queste osservazioni ne sminuiscono la dignità di essere umano.
Siamo stati embrioni, sì o no? Potremmo essere quello che siamo se non fossimo passati attraverso questo stadio del nostro sviluppo? Punto.

Ma questa premessa necessaria non è fatta per chiudere la questione e censurare l’iniziativa referendaria, anzi: è a partire da questo riconoscimento che la questione si apre davvero, e nei termini giusti, negli unici termini a mio parere accettabili.

1 commento »

  1. […] 1 – L’aborto è la soppressione di un essere umano. 2 – L’aborto non è un diritto, è legittima difesa. 3 – L’aborto non è una questione di donne, è un problema sociale che deve essere affrontato come collettività. Senza nulla togliere alla determinazione della donna, cui è lasciata la decisione perchè altrimenti non sarebbe possibile salvaguardare il principio della libera scelta (che non è un assoluto: la legge prevede almeno limiti di tempo e di luogo alla decisione della donna), non ci sarà progresso e maturazione, non ci sarà maggiore consapevolezza e in definitiva maggiore libertà per la donna e per tutti finché si continuerà ad affrontare la questione in un’ottica di genere. 4 – L’aborto è equiparabile a un omicidio ma chi pratica l’aborto secondo le modalità previste dalla legge non può subire sanzioni, penali (ovvio) o sociali (putroppo meno ovvio), come se fosse un omicida. 5 – La 194 è un buon compromesso e non è un tabù, può essere cambiata, ritoccata, ammodernata. Il limite delle 20 settimane forse può essere abbassato di una o due settimane senza scandalo e senza ledere i diritti di nessuno. 6 – La Chiesa ha il diritto di ribadire la sua posizione di sempre. Non è ingerenza, è diritto di partecipare come tutti i soggetti sociali alla definizione dei valori condivisi. 7 – Nessun politico italiano scatta sull’attenti quando parla il Papa. Valuta ciò che condivide e ciò che non condivide, come fa ogni persona di buon senso. 8 – Nessun governo di destra o di sinistra rigetterà l’aborto nella clandestinità, è impossibile. Se qualcuno provasse a farlo, io sarei contrario. Si spera invece che cada la barricata laicista sulle possibilità di revisione di una legge che regola l’ammissibilità della soppressione di esseri umani in base a un bilanciamento di interessi allo scopo di individuare il male mionore. Anche perché sono proprio i laicisti a mettere maggiormente in discussione, oggi, l’impianto della legge con la polemica sugli obiettori. 9 – Non è vero, come forse ha detto ieri Ratzinger, che la 194 non ha risolto nulla. Anche se certi dati sono forse un po’ enfatizzati, è plausibile che il numero globale degli aborti effettivamente praticati (anche in proporzione, considerando il saldo demografico negativo degli ultimi vent’anni) sia fortemente diminuito. Ma l’osservazione di Ratzinger era forse diretta ad altro, non al numero di aborti ma all’efficacia della legalizzazione dell’aborto sulla lotta ai problemi sociali ed economici che sono spesso alle origini della decisione di abortire. […]

    Pingback di Cronachesorprese » Discutere non è attaccare — 13 Maggio 2008 @

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