Del nuovo CD di Paolo Conte ho sentito finora solo tre brani: elegia, sonno elefante e non ridere.
Sono sinceramente e positivamente stupito.
Un mio amico mi diceva che "elegia" non è un titolo contiano.
Vero, ma è adatto a questa roba. Non ho mai sentito un conte così lirico, quasi intimista.
Elegia l’ho sentita solo una volta ma mi è rimasta addosso, ha un andamento che è come un’onda tranquilla e regolare sulla spiaggia.
Per essere precisi: l’ho sentita, e non mi è rimasta in mente subito la musica come accade per un motivo ossessivo che martella o "pugnala" come dice Sergio Caputo. Non me la sono più cantata mentalmente per due giorni. Ma ieri, cercando i testi su internet, appena ho letto
avevo una passione per la musica
di ruggine
il motivo è affiorato immediatamente, come qualcosa di familiare e sentito mille volte. E ho pensato: bentornato, Paolo. Ma anche: quanto di bello ti è successo in questi anni per riaffacciarti così, con il carisma di Atahualpa o qualche altro dio?
Si può dire che Conte è cambiato? Eh no. Questa roba è interamente contiana. Però i matematici direbbero che ha trovato una soluzione più "elegante" per fare una nuova dimostrazione di un teorema la cui soluzione è già nota. Una via più breve ed essenziale. Che non passa, per una volta, attraverso "facce in prestito". O almeno, non nelle tre canzoni che ho sentito. Poi sicuramente, mi par di capire dai testi, "sandwich man" o "la casa del tango" sono di nuovo popolate dai suoi
rassicuranti istrioni.
Ma pensare a quanta strada è stata fatta dalla semiautobiografia di "una giornata al mare" o della fisarmonica di stradella… Dove c’è sempre una situazione o un personaggio per mediare qualcosa di sé. "Dopo il ballo domenica sera è sempre così" è detto da un viveur che ti fa sbirciare dall’oblò un momento in cui si coglie davvero l’attimo fuggente che vale una vita: non il culmine della danza nella balera, ma il ritorno che è già un po’ nel riposo (verso il bagno caldo,
l’accappatoio azzurro…) ed è ancora con un piede nella velocità, nel ritmo, nel trasporto. Un momento che dice passione, musica, casa, possesso, sensualità, che dice tutto quello che Conte è o vorrebbe essere.
Oggi invece ci dice "non ridere se io cado, inciampo e faccio per andarmene". L’altra faccia (non meno lieta, beninteso) di happy feet. Io ci vedo una mezza rivoluzione.