Cronachesorprese

31 Dicembre 2004

Mandiamo i fax in pensione

Filed under: il viandante digitale — cronachesorprese @

faxisti carogne...

Ho letto che in India migliaia di persone avrebbero potuto salvarsi se l’allarme non fosse partito con almeno due ore di ritardo. La burocrazia stordisce. Come fa un funzionario a pensare di dare un allarme del genere con un fax? Che poi, come è successo, sbagli il numero e se ne accorga solo un’ora dopo quando lo tsunami si era già ingoiato l’impossibile, è quasi una conseguenza fisiologica.

Il fax mi è sempre stato antipatico, anche quando non c’era internet e sembrava una meraviglia della tecnica. Nel ’90 fu quell’idiozia di movimento che chiamarono pantera a rendermelo indigesto. Orde di cazzari da competizione armati di molta arroganza e di nessuna idea utile o almeno originale si insediarono negli uffici di presidenza di molte facoltà italiane. Da quelle postazioni giocavano a fare i rivoluzionari del terziario avanzato spedendo da Palermo a Milano, da Napoli a Torino ogni volantino sconclusionato, ogni verbale di assemblea delirante. Il fax divenne quasi il simbolo di un movimento che, come era logico, svanì come neve al sole lasciando solo danni e bollette da pagare. Per abusare di Mc Luhan, se il messaggio era idiota il mezzo doveva essere non del tutto esente da colpe. E infatti è stato chiaro negli anni immediatamente successivi che il fax non era altro che un tentativo mal riuscito di un rinnovamento tecnologico che stava per partorire ben altro.

Fax oggi per me significa solo lentezza, perché solo esigenze burocratiche ne impongono davvero l’uso: quando l’autocertificazione non basta, in attesa della carta di identità elettronica che chissà quanto tempo ancora dovremo sospirare, il fax è ancora l’unico mezzo (una contraddizione per tutte: per registrare un sito internet devi usare il fax).

Ma siccome il burocrate è una brutta bestia abitudinaria, se usa il fax per spedire la fotocopia di un documento va a finire che lo usa anche per avvertire di un cataclisma in arrivo. Per lui è tutto logico, perché l’esigenza di protocollare la comunicazione è per la sua mentalità prioritaria a tutto.

Sradichiamo i fax dalla nostra mente e dai nostri uffici.

5 Comments »

  1. tra l’altro il fax non risolve nessuna esigenza di ufficialità, perché le norme italiane non lo considerano effettivamente legale: ci vuole pur sempre la firma. però a me è simpatico. quando il foglio esce sembra che abbia appena finito di fare la cacca :)

    Comment di utente anonimo — 3 Gennaio 2005 @

  2. è vero, però di fatto senza fax certe cose non le puoi fare. è chiaro che queste contraddizioni (anche la firma… ma andiamo) possono essere risolte solo con la carta di identità elettronica: a quel punto la posta elettronica sarà davvero una risorsa.
    comunque è vero, almeno il rumore del fax è simpatico. immagino che tu sappia la barzelletta del convegno di tecnologia, dove ci sono il giapponese, l’americano e l’italiano che presentano le ultime novità in tema di ergonomia e integrazione tra strumenti e corpo umano… indovina cosa presenta l’italiano :-)

    Comment di cronachesorprese — 3 Gennaio 2005 @

  3. Quando ero alle superiori il mio insegnante di sistemi di automazione ci fece una serie di lezioni sul protocollo di trasmissione dei fax. Il fax alla fine degli anni 80 era uno strumento magico come pochi. un mix di discipline che avranno la meglio negli anni 90 come la trasmissione dati, la scansione delle immagini, la compressione grafica e poi, il magico bip bip sui cavi del telefono, allora usati solo per parlare. Pero’ mai usato un fax, in fondo un po’ mi stanno sul cazzo. Non sono ne’ carne ne pesce. Non sono un modem, non sono una stampante, non sono una fotocopiatrice e non sono nemmeno belli da vedere.

    Comment di utente anonimo — 13 Gennaio 2005 @

  4. Non ho dubbi che dal punto di vista tecnico, quando sono usciti, i fax fossero dei gioielli. Io ragionavo dal punto di vista della comunicazione, lo consideravo come uno “strumento del comunicare”, pensavo a cosa avrebbe potuto dire Mc Luhan se avesse voluto inserirlo nel suo famoso libro.

    Sì, sono d’accordo: non sono né carne né pesce. Mi danno fastidio, non mi liberano dalla carta, anzi, mi costringono a usarne molta di più, perché il fax mica lo puoi usare così come esce, lo devi almeno rifotocopiare. E poi come lo usi? Non lo puoi archiviare in elettronico, ma poi ti viene lo scrupolo di non buttarlo via, e il rapportino anche quello non va perso, va pinzato al foglio, e poi quella carta molliccia che ti sporca le mani con un niente… ma va’ in pensione, va’… :-)

    Comment di cronachesorprese — 17 Gennaio 2005 @

  5. […] Speravo anche che si aprisse un dibattito sulla legge elettorale: non tanto sugli aspetti che sono cambiati e che cambieranno ancora nel tempo, ma su quelle procedure che sono pressoché invariate dal dopoguerra e che dimostrano di essere tra le più avanzate e garantiste del mondo. Sono queste procedure che rendono inconsistenti le illazioni di Diario, e che devono essere conservate a qualunque costo. Di voto elettronico in Italia non voglio sentir parlare né oggi, né domani, né mai. A costo di buttare giù dieci volte l’intera amazzonia. Una cosa è lo scrutinio elettronico in affiancamento a quello normale (un fattore di controllo in più, ottimo), ben diversa cosa è digitalizzare l’atto del voto. Io sono per il paperless quando e dove è possibile, soprattutto nella pubblica amministrazione, odio i fax fin dalla loro apparizione e non vedo l’ora che la firma elettronica esca dalla fase sperimentale e diventi di uso quotidiano per tutti. Ma il voto deve rimanere cartaceo, segnato con la matita copiativa su quelle belle schede spesse con quell’odore inconfondibile che se lavori al seggio ti rimane addosso per giorni. […]

    Pingback di CronacheSorprese » Blog Archive » L’unico diario che manca è quello delle elezioni — 29 Novembre 2006 @

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